Imago vitae

L’Associazione Imago Vitae organizza corsi nel settore delle arti figurative, teatrali e artigianali avvalendosi della pluriennale esperienza dei maestri d’arte Luigina Previtera e Antonio Pracanica.

e-mail: ninoeginapracanica@hotmail.it

Tel. Nino +39 328 27 50 375
Tel. Gina +39 389 51 71 817

Il Laboratorio

Cornici

cosi come tutti  gli altri lavori sono eseguite su legno preparato con diversi passaggi di gesso a bagno-maria, le dorature sono realizzate con foglia oro zecchino o argento vero, attenendoci a tradizionali antichissime tecniche di lavorazione.

Carta pesta

i lavori vengono eseguiti secondo antichissime tecniche di lavorazione che prevedono l’alternanza di decine di passaggi di gesso a bagno-maria e carta da pacchi sino ad ottenere una robustissima cartapesta.

Coppe, stemmi e trofei

Cuoio

Oggettistica varia

Le maschere

Le maschere/imago del M° Nino Pracanica sono immagini atemporali dove l’Antico e il Contemporaneo combattono, si scontrano, a tratti dialogano per poi ritornare furiosamente ad infiammarsi in un contrasto epico come eroi del mito, come Ettore e Achille, come Perseo e la Medusa o Teseo e il Minotauro.
Nella sua opera artigianato e unicità dell’oggetto artistico si coniugano come nel sogno di Walter Gropius nella sua Bauhaus a Dessau, ma con una piccola e fondamentale differenza: la presenza del Mediterraneo! Il Mediterraneo è un mare caldo!!!
Le maschere del M° Nino Pracanica sono calde e…scomode, come scomodo è, e deve essere, il Teatro!!!
 
Michele Monetta
Napoli 11luglio 2012
 
P.S. “noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i nostri sogni”
dal personaggio Prospero ne LA TEMPESTA di W. ShakespeareMichele Monetta insegna Maschera e Mimo all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma

Saperi della mano e sapere del cuore  di Sergio Todesco

Nino Pracanica e Gina Previtera sono artigiani per vocazione più che per scelta. La conoscenza degli oggetti e della materia con cui essi sono fatti, la familiarità con le tecniche di manipolazione dei materiali, una naturale gentilezza d’animo che consente loro di accostarsi sempre con estrema umiltà alla messa in forma delle loro opere, il senso innato di una creatività mai fine a se stessa ma, direi, intimamente attraversata da un rigore e una nitidezza “morali”, il carattere timido e schivo della loro esperienza artistica, tutte queste doti insomma – e altre ancora che non può intendere chi non abbia con loro una qualche forma di amichevole intimità – fanno si che ogni loro performance esterna sia da salutare con particolare gioia e commozione. Il loro rapporto molto fisico con la materia di cui gli oggetti sono fatti, il loro accarezzare quasi il legno, la carta, il cuoio e ogni altro svariato elemento decidano di utilizzare nell’incessante attività artigianale, sono queste caratteristiche che invano cerchereste nella gran parte della produzione artistica contemporanea, in cui spesso traspare una sciatteria che rivela l’intima uggia verso l’oggetto, il reale disinteresse verso ogni dimensione del fare che non sia quella della trasformazione in merce di quanto si è prodotto.Il loro giocare con gli oggetti, in una gioiosa attività di bricoleurs che mostra sempre lucida consapevolezza dello statuto polisemico della materia e della sua conseguente capacità di scomporsi e sempre di nuovo ricomporsi in un diverso equilibrio.Se per bricolage intendiamo quel che Claude Lévi-Strauss ha definito “un riflesso sul piano pratico dell’attività mitopoietica”, come chi narra miti e favole costruisce nuove strutture dai frammenti delle vecchie, offrendo in esse una sempre nuova trasformazione dei fini in mezzi, dei significati in significanti e viceversa, così Nino e Gina praticano naturaliter tale poetica. Essi non si limitano a costruire il nuovo dai frammenti del vecchio, ma raccontano attraverso le scelte operate la propria vita interiore. Nella loro produzione rivive così l’immaginario popolare della nostra Isola, quale esso si è venuto sedimentando nel corso del tempo. La storia personale e intima si fa qui contigua alla grande storia del decoro occidentale, del narrare le figure numinose, i luoghi, gli eventi, le emozioni.Sono proprie all’attività di questi due artigiani alcune della caratteristiche che in genere sono neglette dall’arte paludata, quella “originata dalle accademie, dalla critica normativa e dal modello positivista della storia intesa come unità narrativa continua e romanzo familiare delle influenze” (Georges Didi-Huberman, Ex voto, 2007, 7-8).Le prime caratteristiche che balzano all’occhio sono la capacità di recupero degli avanzi e l’utilizzo creativo di tutte le risorse disponibili.Nino e Gina infatti mescolano, a volte anche in modo azzardato, tutti gli oggetti secondo criteri non usuali di assemblaggio, e da buoni bricoleurs quali essi sono producono un nuovo oggetto utilizzando i residui o i frammenti di opere già compiute e adottando procedimenti che agli occhi dei più non sarebbero considerati idonei.Così operando, essi di fatto ottengono un riordino simbolico degli oggetti e del loro significato, riscoprendone certo nuove funzionalità ma, credo, anche e soprattutto una nuova dimensione estetica e poetica.Per farla breve, l’attività di questi due artigiani mi pare una contestazione implicita delle regole ordinarie e degli schemi consolidati nel settore della produzione artistica. E, se mi è concesso, una contestazione implicita delle regole ordinarie e degli schemi consolidati di un mercato dell’arte sempre più ottuso, spietato, cieco, a volte anche ridicolo.Se la loro poetica sia, poi, anche un’etica, questo è un giudizio che lascio ai visitatori, spero numerosissimi, di questa bella mostra.
Sergio Todesco antropologo – sovrintendente del parco archeologico dei Nebrodi occidentali – Sicilia

Nino Pracanica e Gina Previtera. Ovvero il Teatro della vita  di Teresa Pugliatti

Eseguite dalle mani di Nino e Gina, centinaia di maschere ci guardano dalle pareti, dai tavoli del loro piccolo ma gremito laboratorio.Sono volti che ci guardano, pur  dalle loro orbite vuote, noi ricambiamo lo sguardo, e così ci incontriamo.Alcuni ci fanno subito paura, e quasi orrore; ma a poco a poco vi distinguiamo delle espressioni, che sono anche molto precise e dirette: e vedremo che in alcuni c’è ironia, in altri addirittura  timidezza. E c’è chi ci guarda con aria furbesca, quasi a burlarsi della nostra presunzione, del nostro sentirsi  “migliori”  di loro. E c’è chi  ride apertamente con la bocca spalancata. Ma c’è anche chi è triste, e ci chiede tenerezza. Allora certe deformità ci appaiono patetiche, e le vediamo con simpatia. Altri  invece sono severi, portano un cappuccio e ispirano rispetto. Forse sono personaggi importanti, come cerchiamo di capire. Perché, infatti, a poco a poco diventiamo curiosi, e vorremmo sapere qualcosa di loro.  Poi ci sono le bambole (alcune stupite, altre intimidite), che ci invitano a giocare.Ma ad un tratto comprendiamo che tutti  ci invitano a giocare. E ad inventare storie che li riguardano. Una storia per ciascuno. O una storia che li comprenda tutti. Seri e giocosi, felici e infelici, buoni e cattivi, e spesso simili a pesci, a uccelli, a scimmie, a cani, a gatti, anche ad animali fantastici.Molti sono infatti  gli uomini che hanno tratti zoomorfi. E qui li rivediamo tutti, e li riconosciamo anche nei pesci e negli uccelli. Di solito, nella vita,  noi conviviamo con loro.E ce ne rendiamo conto qui, nel laboratorio di Nino e Gina dove, con questi esseri di cartapesta, di cuoio, di legno, di cera, di materiali fitomorfi, creati dalle loro mani, si svolge un Teatro della vita. Ovvero, qui vediamo la vita come in un teatro.Ed è infatti una storia della vita dell’uomo che Nino ha pensato di raccontare in questa mostra.Cerchiamo di seguirla, con l’attenzione e il rispetto che il loro lavoro intenso e quotidiano merita.                                                  
Teresa  Pugliatti storica dell’arte dell’Università di Palermo

Le maschere di Nino Pracanica e Gina Previtera dalle origini della terra al nascere della cultura
di Luigi Ferlazzo Natoli

Ho conosciuto Nino Pracanica insieme alla moglie Gina Previtera in occasione delle mostre a Palazzo D’Amico di Milazzo. Mi parlò en passant della attività di entrambi (uniti nell’amore come nell’arte e per l’arte), e cioè, tra le altre,  quella  di creare delle maschere. La cosa mi colpì sulle prime, poi l’ho approfondita ed ora sono qui a scriverne per questa mostra al Monte di Pietà di Messina, ove sono presentate nelle due sale circa 120 maschere. Nella prima il racconto ha inizio dalle origini della vita sulla terra attraverso le testimonianze bibliche, nella seconda le maschere per così dire si “culturizzano” pervenendo sino ai giorni nostri e attraversando il mito e la storia della letteratura.Per capire chi sono Nino e Gina bastano pochi cenni della biografia di Nino che parlano della sua nascita “ a pochi metri dal mare a Vaccarella, un borgo marinaro di Milazzo”. Poi studia presso i “Salesiani” (la qualcosa mi spinge ad essere compartecipe consapevole della sua formazione: San Giovanni Bosco amava i popoli primitivi – come poi succederà a Nino – e addirittura inviava i suoi missionari sino in Patagonia), quindi si iscrive al Liceo Classico di Milazzo e infine frequenta a 22 anni la Facoltà di Lettere di Losanna, facendo delle incursioni saltuarie a Parigi e Londra, dove entra in contatto con artisti che in qualche modo lo spingeranno ad occuparsi dei molteplici settori dell’arte.Ecco, nella biografia di Nino, nel suo percorso umano, sta probabilmente la chiave per capire la sua poliedricità artistica, che va dal puparo siciliano cantastorie alla creazione di maschere per il Teatro, utilizzando diverse materie dal legno alla cartapesta, al cuoio etc. A 26 anni conosce Gina Previtera, la compagna della   sua vita, ma anche colei che collaborerà nella attività creatrice.Come rileva Michele Monetta “le maschere/imago sono immagini atemporali dove l’Antico e il Contemporaneo si scontrano, a tratti dialogano…in un contrasto epico come eroi del mito, come Ettore e Achille, come Perseo e la Medusa o Teseo e il Minotauro”. Insomma, Pracanica è uno studioso dei popoli primitivi e delle loro maschere come – con le dovute proporzioni – lo è stato Lévi Strauss, ma è anche artigiano e artista e il suo laboratorio diventa una “bottega” in senso rinascimentale, dove si apprende la “manualità”, che per chi è creativo può sfociare in arte, come è accaduto a suo tempo per Nino Pracanica e Gina Previtera.Si susseguono così le fondazioni di Centri di studio e ricerche come quello che ha sede nel Castello di Milazzo (a partire dal 2003), o scuole d’arti e mestieri (nel Castello di Montalbano d’Elicona), e le opere prodotte fanno il giro d’Italia e d’Europa.Sergio Todesco rileva che “nella loro produzione rivive così l’mmaginario popolare della nostra isola”; e per Barbara Musetti “da oltre quarant’anni Nino e Gina, maestri d’arte, perdurano le antiche arti della maschera, dell’icona, della doratura, attraverso le quali fanno rivivere i miti, le leggende e soprattutto l’amore per la terra”. Come ammette Nino Pracanica “dietro la maschera l’individuo può svilupparsi sereno e protetto” e, allora, per dirla con Lévi Strauss le maschere rappresentano anche i reperti di un’età antica che rivivono oggi nei racconti del Folklore e nelle tragedie greche ed elisabettiane.
Luigi Ferlazzo Natoli critico d’arte – professore dell’università di Messina.

Scrivono di loro

Berlino —  premio Santi Correnti IV edizione

All’Univ.Von Humboldt di Berlino – Inst.Romanistik l’Associazione Culturale “L’Elefantino” ha tenuta la IV edizione del Premio Internazionale “Santi Correnti”, Gran galà di storia della Sicilia, con salotto letterario.
La kermesse  magistralmente accompagnata dall’animazione dei “magnifici siciliani nella storia che hanno contribuito al progresso europeo”. Visibile il pittore Carmelo Messina  con le sue pregiate opere pittoriche di Catania e l’artigiano milazzese Nino Pracanica con  le sue “maschere” siciliane.
Presentati i premiati con simpatici cortometraggi realizzati dal presidente dell’Associazione, la giornalista pubblicista di “Prospettive”, Stefania Bonifacio, e l’introduzione del prof.Angelo Consolo.

Ecco i premiati:
1. Carmine MacalusoPresidente nazionale ACLI (Associazione. cristiana lavoratori italiani) Monaco di Baviera,
2. Enrico FavaPresidente Società Dante Alighieri — Berlin
3. Werner Kleinertgià Coordinatore Erasmus/Socrates— Università Von Humboldt
4. Matthias SommerGiornalista—libero professionista – Berlino

Il Premio internazionale “Santi Correnti” intende profilare in campo culturale,giornalistico e sociale l’impegno per favorire processi d’ integrazione fattiva europea e oltre, ai fini di un profilo  della Regione Siciliana, nelle variegate contestualità, per una sua immagine di perla e di luogo d’incrocio del Mediterraneo, Isola che nelle sue contraddizioni esprime una sua volontà di proposizione e affermazione di valori. Il compianto Prof.Santi Correnti (1924-2009) docente di storia presso l’ Universitá di Catania e collaboratore con Universitá europee e in USA, ha pubblicato innumerevoli testi, apprezzato in campo internazionale soprattutto per la sua opera Storia di Sicilia, arrivata alla sua VI edizione presso la Casa editrice Longanesi.Il neo-eletto Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha inviato una sua lettera di congratulazioni al Comm.Macaluso, siciliano doc, per l’importante riconoscimento che suggella una vita e una carriera dedicata all’incremento della partecipazione democratica dei lavoratori, favorendone cosí la tutela.  Il Sindaco Orlando cosí conclude: (… nel significarTi la mia vicinanza, mi auguro che in futuro si possano intensificare le relazioni tra la Città di Palermo e le ACLI- Germania da sempre impegnata, fra l’altro, per agevolare l’integrazione dell’emigrazione siciliana nella società tedesca.)
Berlino, 6 luglio 2012

L’immaginario popolare della Sicilia, ovvero la “magia del fare” di Nino e Gina Pracanica
lunedì 23 aprile 2012 di Barbara Musetti

Da Parigi  www.altritaliani.net 
Arte in mostra 
L’immaginario popolare della Sicilia, ovvero la “magia del fare” di Nino e Gina Pracanica
lunedì 23 aprile 2012 di Barbara Musetti
A Milazzo, sulla costa orientale della Sicilia, da oltre quarant’anni Nino e Gina Pracanica, maestri d’arte, perdurano le antiche arti della maschera, dell’icona, della doratura, attraverso le quali fanno rivivere i miti, le leggende e soprattutto l’amore per la loro terra.
All’articolo è abbinato un diaporama con immagini di parte della loro produzione artistica.
Quella di Nino e Gina Pracanica è soprattutto una grande storia d’amore; prima di tutto nei confronti l’uno dell’altro e poi del loro mestiere. I Pracanica da quarant’anni sono maestri d’arte, più per vocazione che per scelta. Tutto è iniziato nei primi anni Settanta quando i due giovani artisti, diplomati della Scuola d’Arte, si sono incontrati e in un certo senso “riconosciuti”.In comune hanno l’interesse per l’arte, il gusto per le cose ben fatte, l’amore per la loro terra. Completano insieme gli studi frequentando una scuola di mimo e l’accademia d’arte drammatica, partecipano a diversi spettacoli teatrali, realizzando numerosi costumi. La ricerca di un loro linguaggio artistico coincide con quella delle loro origini, di un loro percorso di vita. Come racconta lo stesso Nino Pracanica, “non è stato difficile per noi mettere in relazione le nostre attività con quelle tradizionali della antica Sicilia, perché ovunque attorno a noi esistono tracce di queste culture”.Maschera di OmeroFondano cosi’ la “Bottega d’arte” nel suggestivo castello di Milazzo, dove pongono le basi delle loro molteplici attività. I Pracanica diventando docenti di una “scuola di manualità” che intende recuperare e valorizzare non solo la tradizione della più genuina creatività popolare, ma anche la cultura ecosostenibile del riciclo. Attraverso l’utilizzo di materiali diversi – legno, pietra, cuoio, cera, carta argilla, ma anche materiali riciclati – danno vita attraverso la ricerca e la rielaborazione di antichissime tecniche di lavorazione ad una miriade di opere ispirate alla grande tradizione artistico-artigianale regionale.Ma la conoscenza degli oggetti e della materia con cui sono fatti, la familiarità con le tecniche di manipolazione dei materiali, consente ai due artisti di accostarsi sempre con estrema umiltà alla messa in forma delle loro opere. Nino e Gina si interessano alla liuteria (nel Castello di Montalbano Elicona stanno realizzando un museo didattico degli strumenti musicali delle culture del Mediterraneo, che prevede la ricostruzione di 230 strumenti musicali sulla base di documenti antichi).Compagno di UlisseLa riscoperta della tecnica della doratura li conduce verso la produzione di antiche immagini sacre, icone eseguite secondo tecniche del XVII secolo, attraverso l’impiego di diversi strati di gesso a bagno-maria, sui quali viene applicata una tela di lino – il riferimento è alla Veronica del Cristo – sulla quale, nuovamente ricoperta di gesso e colle naturali, verrà incisa l’immagine.Un posto particolare nella loro produzione è riservato alle “imago”, maschere in cuoio, piene di intensità materica, raffiguranti personaggi affascinanti e misteriosi, come il guerriero normanno che una volta giunto in Sicilia si innamorò talmente di quella terra che trascorse il resto della vita a raccontarne gli incantevoli luoghi e le mitiche storie. L’amore per le antiche leggende è anche all’origine di un’altra delle molteplici iniziative del poliedrico Pracanica, la creazione del Centro Studi e Ricerche Manualità e Fiabe, progetto sostenuto dal Centro internazionale di Etnostoria di Palermo. Impresa coraggiosa in una terra difficile, in cui, in questi tempi di crisi, i fianziamenti per la cultura sono ridotti ai minimi termini.Come sottolinea l’antropologo Sergio Todesco, i Pracanica “non si limitano a costruire il nuovo dai frammenti del vecchio, ma raccontano attraverso le scelte operate la propria vita interiore; nella loro produzione rivive l’immaginario popolare della Sicilia, quale esso si è venuto sedimentando nel corso del tempo. La storia personale e intima si fa qui contigua alla grande storia del decoro occidentale, del narrare le figure luminose, i luoghi, gli eventi, le emozioni”.Bon courage !
Barbara Musetti
Articoli di questo autore:
L’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano. La città del diario.
Antonella Zazzera
Mostra di Lorenzo Bartolini, scultore del Bello naturale
Modelle e modelli ciociari nella storia dell’arte europea, di Michele Santulli
Visite guidée. Nature et idéal : le paysage à Rome, 1600-1650. Carrache, Poussin, Le Lorrain… au Grand-Palais