VILLAGGIO PREISTORICO

Il villaggio, segno tangibile della prima attività umana svoltasi nella Mylai antica e attivo per un arco cronologico assai vasto, tra il XVIII – XVI a.C. (Bronzo Antico) e il XII – X sec. a.C. (Bronzo Recente/Finale), mostra, grazie alle evidenze strutturali e materiali lì ritrovate, l’esistenza di due diverse “culture materiali”. La prima, di stampo prettamente eoliano, è quella di “Capo Graziano”, la seconda è quella dell’ “Ausonio I e II”, riconducibile alla discesa degli Ausoni, dall’Italia Meridionale in Sicilia, nel corso del Bronzo Recente e Finale.Il sito venne individuato nel 1992 presso il terrazzo delle pendici orientali dell’altura collinare su cui sorge il Castello, in seguito all’avvio di lavori edilizi che avrebbero dovuto portare alla realizzazione di un parcheggio pubblico. La decisione di interrompere i lavori e la successiva segnalazione inviata presso gli uffici della Soprintendenza di Messina consentirono l’intervento di una equipe archeologica posta sotto la direzione della Prof.ssa G. Tigano e della Dott.ssa A. Ollà, che effettuarono una prima serie di sondaggi funzionali alla comprensione dell’effettivo “rischio archeologico” presagito nell’area. Dopo le prime analisi stratigrafiche si rese palese la natura del sito che, tuttavia, verrà indagato in maniera più approfondita solo con le campagne di scavo del 1995 e del 1996; queste, finanziate dall’ente regionale, videro la compartecipazione dell’Università La Sapienza di Roma.Le indagini consentirono l’identificazione ed, in parte, l’esplorazione di molti livelli di stratificazione che si estendono per circa 400 mq: questi mostrarono come le strutture più recenti (di epoca medievale) si sovrapponessero direttamente alle strutture più antiche (del Bronzo Antico, Medio e Recente), senza intaccare fasi abitative intermedie di epoca greca o romana, purtroppo assenti.
Le evidenze comprendono i resti di cinque capanne. La più antica è la 1, di 11,4 x 4,5 m, parzialmente incassata nel pendio e realizzata in modo semplice utilizzando materiale povero (pietra locale allettata in modo da realizzare dei muretti a secco); secondo alcune ricostruzione doveva essere dotata di una copertura a doppio spiovente. L’interno presenta solo due ambienti, separati da un tramezzo interno. L’ambiente più piccolo, con lato NW semicircolare, probabilmente, era adibito a zona di riposo e dispensa; quello di maggiori dimensioni, invece, era una funzionale area di immagazzinamento, consumo e cottura. Le altre capanne, più recenti, squadrate e di funzione prettamente abitativa e/o sussidiaria, mostrano dimensioni inferiori ed hanno restituito minori quantitativi di materiale.Nel 2003 – 2004, sono stati effettuati, inoltre, sondaggi, lavori di restauro e ripristino di alcuni dei muri delle capanne.A causa dell’incuria protrattasi per diversi anni l’associazione SiciliAntica – Milazzo è intervenuta, con opere di pulizia e manutenzione, grazie ad un progetto collaborativo comprendente Il Comune di Milazzo e il Parco Archeologico delle Isole Eolie e delle aree archeologiche di Milazzo, Patti e dei Comuni limitrofi.Si ricorda, tra l’altro, come alcuni dei numerosi materiali ritrovati nelle capanne del sito sono visibili presso la Sala 3, Vetrine 3 e 4, dell’Antiquarium della città.

L’area esplorata (1995-1996; 2003-2005) corrisponde a una piccola porzione del terrazzo coltivato a uliveto.
L’ingresso principale prospetta direttamente sullo slargo antistante il cimitero, dove si consiglia di parcheggiare la macchina.
Un percorso pedonale interno conduce ad un primo punto di sosta attrezzato con due pannelli didattici, che forniscono le coordinate generali sulle presenze di epoca preistorica e protostorica individuate nell’area urbana di Milazzo, sullo scavo condotto nel sito e sulle fasi attestate.
Proseguendo si raggiunge il settore esplorato, protetto da una copertura in legno lamellare e policarbonato funzionale alla conservazione delle murature, dei piani d’uso e delle piccole sub-strutture (focolari) riportate in luce.
Sotto la copertura, in corrispondenza del secondo punto di sosta, altri due pannelli didattici illustrano nel dettaglio i resti visibili risalenti all’età del bronzo antico (facies Capo Graziano, XVIII secolo a.C.). Si tratta di cinque capanne, tutte diverse per planimetria, dimensioni, stato di conservazione, delle quali solo tre (capanne 1-3), compiutamente esplorate, sono fruibili.
Tra esse spicca la capanna 1, quella più a monte, parzialmente incassata nel pendio, con muro in pietra ben costruito, provvista sul lato a valle di un ampio ingresso con imponente gradinata. L’edificio, a pianta ovale allungata, coperto in origine da un tetto in materiale deperibile a due falde nella parte centrale e con tratto curvo al di sopra delle absidi, si articola in due ambienti grazie a un muro – tramezzo che isola l’abside dal vano principale, particolarmente ampio, con grande focolare di forma lobata. All’interno di questo ambiente lo scavo ha consentito di recuperare una parte del vasellame che faceva parte del corredo domestico (n. 101 reperti). 
L’edificio per dimensioni e caratteristiche costruttive trova un unico parallelo nella grande capanna delta IV dell’Acropoli di Lipari.
Poco più a valle sono individuabili i resti della capanna 2, a pianta ovale irregolare, in cattivo stato di conservazione.
La capanna 3, a pianta ovale irregolare, con un lato quasi rettilineo, in buono stato di conservazione, risulta delimitata da un muro ben costruito con pietre medio – grandi nelle cortine esterne e piccole nel riempimento interno e comunicava con l’esterno grazie a un ingresso individuato lungo il lato ovest. Internamente la piccola abitazione era dotata di un grande focolare di forma ovale in concotto utilizzato in tutte le fasi di vita della struttura.
In generale, considerata anche la peculiare dislocazione dell’area di scavo, è stato ipotizzato che le capanne riportate in luce costituiscano l’ultima propaggine di un più vasto villaggio, la cui maggiore estensione va ricercata nei terrazzi del pendio orientale sovrastati dal Castello digradanti verso il mare. Si tratta, almeno a giudicare dalle strutture esplorate, di un tessuto abitativo piuttosto fitto.
Sotto il profilo della cultura materiale lo studio condotto sui reperti rinvenuti all’interno delle capanne consente di inquadrare tutto il contesto all’interno del Bronzo Antico siciliano e della facies di Capo Graziano delle Isole Eolie, il che fa ipotizzare un rapporto assai stretto tra il villaggio di Viale dei Cipressi e i siti eoliani.
La visita si conclude scendendo al livello della capanna 3 e quindi uscendo dal cancelletto pedonale di servizio.

(estratto dalla brochure “Milazzo – L’antiquarium “Domenico Ryolo” e il sito archeologico di viale dei Cipressi”).

DOVE SI TROVA

Viale dei Cipressi, Milazzo

APERTURA:

su appuntamento:
Ficarra Tel. +39 346 06 57 148
Pensabene Tel. +39 345 40 95 851

INGRESSO

Gratuito